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Il capo della Polizia Franco Gabrielli ha firmato, questa mattina in prefettura a Torino, il protocollo d’intesa tra il Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, la Prefettura, l’Università degli Studi, il Politecnico, l’Unione Industriale di Torino e B-Iniziative, per la formazione integrata della dirigenza della Polizia di Stato e della dirigenza privata. L’accordo prevede un modello sperimentale di formazione per la condivisione di prassi, metodi e best practice che coinvolge i dirigenti della Polizia di Stato e la dirigenza privata. L’obiettivo è integrare e arricchire le reciproche competenze per sviluppare la consapevolezza del ruolo, delle differenti organizzazioni e delle diverse modalità, anche normative, di funzionamento. Il capo della Polizia nel suo intervento ha sottolineato che “Questa iniziativa è motivo di arricchimento ed esprime la capacità di percorrere nuove strade e di darsi nuovi orizzonti. Questo protocollo sposa alcune cose prioritarie per la nostra Amministrazione. Innanzitutto il tema della contaminazione come modalità di crescita, per non essere autoreferenziali. “Solo facendoci conoscere - ha proseguito il prefetto Gabrielli - solo mostrando i nostri saperi e le nostre debolezze, gli altri possono aiutarci a crescere; così facendo rendono, in fondo, un servizio all’intero Paese che noi quotidianamente serviamo”.
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Hanno suonato al citofono di una palazzina in via Riviera di Chiaia, a Napoli, e si sono qualificati come Carabinieri che dovevano eseguire una perquisizione nell’appartamento in cui vive una famiglia. Per convincere il proprietario ad aprire la porta, oltre ad indossare pettorine con la scritta Carabinieri, hanno esibito un falso decreto di perquisizione e un portatessere con un finto fregio dell’Arma. In questo modo sei pregiudicati si sono introdotti in un appartamento per depredarlo di denaro e oggetti di valore. Per mettere pressione alle vittime, i criminali hanno minacciato i presenti, il proprietario con la moglie, il figlio e la sua fidanzata, con una pistola, perfetta riproduzione di quelle in dotazione alle Forze di polizia, chiedendo dove fosse la droga, urlando e picchiando sui muri. Convinto che si trattasse di veri carabinieri, e cercando di spiegare di non avere sostanze stupefacenti, il proprietario li ha fatti entrare in camera da letto, dove i malviventi si sono impossessati di denaro e oggetti preziosi. Uno dei rapinatori è rimasto sul portone a fare da palo, mentre altri complici su due scooter sorvegliavano la strada, facendo rapidi passaggi tra viale Gramsci e via Riviera di Chiaia. Durante il loro giro di controllo del territorio, due moto dei Falchi della Squadra mobile partenopea, hanno notato il movimento sulla strada e, soprattutto, le occhiate di intesa che il palo si scambiava con i complici sugli scooter. Intuendo cosa stesse accadendo, i poliziotti hanno chiamato rinforzi, che hanno bloccato la strada in entrambe le direzioni, impedendo ogni via di fuga ai malviventi che nel frattempo erano saliti a bordo di un’auto per fuggire. I rapinatori sono stati arrestati e trovati in possesso di 5.450 euro in contanti, di un orologio e di oggetti preziosi, frutto del colpo appena messo a segno. Per loro l’accusa è di rapina aggravata e sequestro di persona. Sergio Foffo
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Al fine di prevenire e contrastare la commissione dei reati commessi a mezzo internet, la Polizia di Stato di Campobasso ritiene opportuno rendere
edotti gli utenti del web su una modalità di truffa che sta interessando la rete.
Particolarmente utili, al riguardo, i consigli ed i suggerimenti forniti dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni per il Molise di Campobasso.
L'attività truffaldina che alcuni cyber criminali, in questi giorni, stanno ponendo in essere, ha colpito diversi utenti del web, provocando
gravi danni ai computer ed ai server di privati, aziende e professionisti. In questi casi la cosa più importante è fare prevenzione
per non cadere nel tranello degli hacker.
I malintenzionati stanno inviando delle email ad indirizzi casuali in cui si avvisano gli ignari malcapitati che devono essere rimborsati per
alcuni acquisti da loro fatti e poi resi al venditore, per cui si chiede di scaricare il modulo allegato.
Qualora l'utente scarichi il modulo, questo comunque si apre, ma nello stesso tempo, in maniera subdola, si istalla un virus nel computer che
cripta tutti i files in esso contenuti. Viene, poi, chiesto di effettuare un pagamento in Bitcoin, la moneta virtuale intracciabile, per sbloccare
il pc, ma - è bene evidenziare - che anche se si decida di effettuare il pagamento, il pc comunque non viene liberato.
La Polizia di Stato, pertanto, invita gli utenti a non aprire assolutamente gli allegati delle email sospette e a cestinare immediatamente il loro
contenuto prima che possa essere infettato l'intero sistema.
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La Polizia di Città di Castello ha denunciato in stato di libertà due italiani per truffa e spendita di banconote false. A.M. ed F.D.
di anni 37, entrambi di origine venete e con diversi precedenti penali alle spalle, sono stati intercettati e fermati dalla Volante dopo aver messo
a segno una truffa ai danni di un'anziana coppia abitante nel centro storico di Città di Castello.
Distintamente abbigliati, dopo svariati tentativi con altrettante persone, sono riusciti ad introdursi all'interno dell'atrio di un'abitazione
occupata da una coppia di anziani. Presentando tesserini di riconoscimento falsificati, si sono finti appartenenti ad un'associazione umanitaria.
Attraverso un falso progetto per la costruzione di un ospedale in Liberia per la cura dell'ebola, sono riusciti ad ottenere una donazione di 80
euro, fornendo come resto alla banconota da 100 data dall'anziana coppia, una banconota falsificata da 20 euro.
La presenza in centro non è però passata inosservata; infatti alcune telefonate giunte al 113 hanno avvertito della presenza anomala
e sospetta dei due. Rintracciati dalla Volante mentre percorrevano ancora le vie cittadine, sono stati accompagnati presso gli Uffici del
Commissariato. Attente verifiche hanno permesso di individuare la truffa, procedere alla restituzione della somma all'anziana coppia, e denunciare
alla competente A.G. i due truffatori.
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Sono ancora in corso le operazioni di identificazione e di controllo, coordinate dalla Polizia di Stato, al campo sosta Al Karama di Borgo
Bainsizza .
Sul sito sono state controllate 2 abitazioni grandi, 7 casette, 15 roulotte, 7 moduli abitativi, 6 baracche.
Complessivamente sono 120 gli adulti censiti e circa 30 i minori.
Allo stato attuale gli accertamenti effettuati hanno consentito di appurare quanto segue: 115 gli adulti controllati di cui 62 negativi e 26 con
precedenti penali;per nove di loro si sta valutando il provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale attesi i notevoli e specifici
precedenti di polizia. Per 23 soggetti si è in attesa di riscontri del fotosegnalamento.
Sono state controllate 30 autovetture che risultano tutte in regola con gli adempimenti previsti dal codice della strada; sono in corso più
approfondite verifiche sui telai.
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Nel quadro di un ampio servizio di controllo della città, finalizzato al contrasto del traffico e dello spaccio di stupefacenti, personale
della squadra mobile di Livorno unitamente a personale del Commissariato di Rosignano e del Corpo Forestale dello Stato hanno proceduto all'arresto
in flagranza di reato di spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina. Infatti, nella mattinata del 14.01.2015,avuta notizia di spaccio di
stupefacenti attuato da extracomunitari, in Livorno in località Castellaccio, all'interno della fitta boscaglia, personale dipendente,
unitamente a personale del CFS e del Commissariato di PS di Rosignano Solvay, si appostava nella vegetazione circostante una cabina elettrica
dell'ENEL li ubicata. Il servizio permetteva di appurare la veridicità della segnalazione; infatti il personale operante riusciva a fermare
alcuni personaggi livornesi di età compresa tra i 40 e i 35 anni (tossicodipendenti) , dopo che gli stessi avevano ricevuto sostanza
stupefacente del tipo cocaina dai due arrestati. Alla luce dei sequestri della cocaina per un totale di gr.20 circa effettuati nei confronti degli
acquirenti e stante la flagranza dello spaccio di cocaina ad opera dei due arrestati, cittadini marocchini, in Italia senza fissa dimora,veniva
deciso di procedere al fermo. Uno dei due veniva trovato in possesso di un involucro in cellophane con all'interno una bustina in cellophane bianco
ed 8 involucri pari a gr. 18,00 lordi risultati di sostanza stupefacente del tipo Cocaina. Inoltre i due arrestati venivano trovati in possesso di
circa 1300 euro in contanti. Dell'arresto veniva data notizia al PM di turno, che disponeva l'associazione di entrambi presso il carcere.
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Momenti di tensione stamane in un appartamento del quartiere di Borgo Roma dove la Polizia di Stato è intervenuta salvando un veronese di
56anni che minacciava di suicidarsi impiccandosi.
A salvarlo il Commissario Capo della Polizia di Stato Azzini Alberto, neo vice dirigente delle Volanti, il quale, avendo intuito che non vi erano
modi di dissuadere l'uomo dal suo proposito, è intervenuto afferrando lo stesso dalle gambe per evitare che si potesse lasciare cadere nel
vuoto della stanza rimanendo così impiccato.
Il gesto però gli è valso una ferita lacerocontusa alla testa per effetto di un colpo infertogli dall'aspirante suicida con una
bottiglia in vetro che impugnava in una delle mani. La prognosi per il funzionario di Polizia è di giorni 15 salvo complicazioni, mentre, il
ricovero presso il Reparto di Psichiatria del Policlinico di Borgo Roma è stato disposto nei confronti del 56enne dai sanitari intervenuti
sul posto .
Quanto ai motivi che hanno spinto quest'ultimo a mettere in pratica il tentativo di suicidio essi sono riconducibili al fatto che stamane, su
provvedimento dell'Autorità Giudiziaria, si sarebbe dovuta murare l'abitazione in questione dal momento che lo stesso l'occupava
abusivamente pur essendo stato già colpito da ingiunzione di sfratto.
Ed è così che verso le otto di oggi, quando gli agenti della Polizia Locale sono arrivati nell'appartamento si sono trovati davanti
l'uomo che rifiutandosi di lasciare l'appartamento ha opposto resistenza ostacolando le paventate operazioni fino a minacciare di impiccarsi.
Assegnato alla Questura di Verona da lunedì 12 c.m. e presentato solo ieri alla città, il Commissario Capo Azzini Alberto ha esordito
professionalmente dimostrando spiccate capacità d'intervento; egli nel suo seppur iniziale percorso lavorativo ha maturato una valida
esperienza nel soccorso pubblico, infatti, anche nella sede di provenienza: la Questura di Sondrio, era addetto al controllo del territorio.
Non solo egli ha approfondito la sua preparazione in tale ambito professionale specializzandosi mediante un corso ad hoc per dirigenti e
coordinatori UPGSP, espletato presso la Scuola di Polizia di Pescara.
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Durante la nottata di ieri la Squadra Volante della Questura di Venezia è intervenuta in via Gioberti a Mestre per una rapina ai danni di un
cittadino di origine brasiliana. Lo stesso, con il capo insanguinato, riferiva di essersi appartato con una prostituta in via dei Mille e di aver
pagato in anticipo la prestazione estraendo il proprio portafoglio con all'interno quattrocento euro. A quel punto la donna effettuava una
telefonata col proprio telefono cellulare e dopo una breve conversazione in lingua straniera si rivolgeva all'uomo dicendogli che un'amica l'aveva
avvisata che in zona c'erano molte pattuglie della Polizia e quindi lo invitava a portarsi in un luogo più isolato lungo la via Gioberti.
Dopo aver parcheggiato quindi venivano raggiunti da un altro veicolo dal quale scendevano due uomini. I due cercavano di aprire la macchina con
all'interno la donna e il malcapitato ma non vi riuscivano. La donna immediatamente tranquillizzava il soggetto rassicurandolo che si trattava di
suoi conoscenti. L'uomo, tranquillizzato, apriva la macchina e il più robusto dei due uomini gli sferrava subito un pugno sul volto mentre
l'altro, con forza, gli sfilava la fede dal dito. La donna estraeva le chiavi dal cruscotto e se ne impossessava per evitare che la vittima potesse
scappare e contemporaneamente indicava ai due complici il pantalone dell'uomo con all'interno il portafoglio contenente quattrocento euro. I due
non riuscivano a prendere il pantalone, nonostante cercassero di spostare con violenza l'uomo dal sedile, perché si trovava sotto il sedile
reclinato e quindi di difficile presa. Durante la colluttazione uno dei due aggressori perdeva una scarpa. A questo punto i due desistevano e
scappavano verso il loro veicolo unitamente alla donna che lanciava le chiavi sul parabrezza dell'autovettura della vittima. Nel frattempo giungeva
per caso una autovettura dell'istituto di vigilanza privata "Costantini" che subito allertava la Polizia. Giunte dopo pochi minuti, le Volanti,
sulla base di una minima descrizione degli aggressori, si mettevano alla ricerca dei fuggiaschi. All'altezza del civico 23 di via Terraglio, le
Volanti intercettavano l'autovettura con a bordo i tre persone che corrispondevano alla descrizione fatta dalla vittima. I due uomini erano ancora
sporchi di sangue e uno dei due, inoltre, era privo di entrambe le scarpe. All'interno del veicolo fermato si trovava anche la prostituta. Si
procedeva quindi alla perquisizione dei tre e della macchina. Si rivenivano la fede nuziale poco prima sfilata alla vittima e un berretto sporco di
sangue. I poliziotti accompagnavano quindi l'uomo in ospedale dove veniva dimesso con una prognosi di 7 giorni per trauma cranico non commotivo e
ferita lacero contusa del cuoio capelluto. La vittima, inoltre, raggiunti subito dopo gli uffici della Questura per sporgere denuncia, riconosceva
immediatamente i tre aggressori e la macchina sulla quale viaggiavano. Allo stesso veniva quindi riconsegnata la propria fede nuziale. Visti i
fatti e sussistendo i presupposti di legge i poliziotti hanno tratto in arresto i tre malviventi, tutti di origine rumena, per i reati di rapina
aggravata in concorso, lesioni personali e danneggiamento. I tre, su disposizione dell'a.g., venivano quindi condotti in carcere. Venezia - Mestre,
14 gennaio 2015
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La Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catanzaro al termine di una complessa ed articolata attività di indagine, denominata
"SEXY TRUFFA", ha denunciato due giovani per truffa aggravata in concorso, che agivano quale amministratore e socio di una società che
operava online nel settore del "… commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet" in particolare di prodotti
elettronici …"
I due, B.A., pregiudicato già noto alle forze dell'ordine, ed il P.D. avevano architettato un'esca perfetta per irretire la vittima
sfruttando i mezzi della rete, allettanti offerte commerciali, promettendo professionale assistenza e consegnando moduli pseudo contrattuali in
incontri di lavoro in sale bussiness all'uopo utilizzate per ingenerare una insana sicurezza e l'errata convinzione che si trattasse di persone
serie e professionali, annullando ogni capacità da parte della vittima di comprendere, attraverso la normale diligenza, le reali circostanze
della vicenda.
I due 30enni catanzaresi con la loro offerta di affiliazione unica nel suo genere artificiosamente ed abilmente creavano e costruivano i
presupposti e le condizioni per una Truffa Perfetta.
Adescando e raggirando con artificiosi comportamenti e subdole tecniche la malcapitata vittima, i malfattori non avevano messo in conto che a
seguire le loro mosse c'erano gli esperti Agenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni che riuscivano con professionalità a snodare le
complicate macchinazioni elaborate dai due ed a mettere in luce le reali dinamiche criminali adottate per quasi un anno.
L'aggravante era derivante dal fatto che dovendo prestare la loro opera di "assistenza e manutenzione e-commerce" i truffatori riuscivano a
dilatare nel tempo gli effetti ed i profitti della "SEXY TRUFFA" non erogando il servizio ed eludendo con abile tenacia le richieste di intervento
effettuate dalla vittima, continuando ad incassare ed a trattenere gli importi versati dal malcapitato mensilmente che a buon ragione aveva terrore
d'interrompere per non vanificare l'investimento e non avere il taglio definitivo dei servizi.
La "SEXY TRUFFA" infatti aveva inizio utilizzando il luminoso specchietto della "vantaggiosa offerta" di affiliazione franchising, sul un sito
internet e si concretizzava con l'acquisto di appositi "pacchetti" all'uopo creati.
Varie ed allettanti erano le pubblicità disseminate in rete che evidenziavano la facilità di adesione e costituzione, ma soprattutto
le seducenti prospettive di guadagno nell'apertura del sexyshop on line.
La vendita dei 25000 prodotti erotici disponibili avrebbe potuto portare anche a 15000 ordini settimanali con la possibilità di spedizione
in oltre 254 paesi del mondo, insomma un bussines di riguardo a fronte di un investimento minimo di circa 6000,00 euro.
Il consiglio della Polizia Postale è quello di diffidare dalle offerte troppo vantaggiose, specie se proposte on line e, se veramente si
vuole creare un'attività od aderire a dei progetti commerciali bisogna che si valutino bene le condizioni offerte e soprattutto porre
attenzione ai contratti od agli accordi che si sottoscrivono raggiungendo la consapevolezza dei reali obblighi assunti e da assumere.
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L'operazione "S.M.G.O." (Show Must Go On) della Squadra Mobile della Questura di Perugia, eseguita nell'Ottobre 2014, a distanza di mesi dalla sua
esecuzione continua a dare i suoi frutti: grazie alla collaborazione tra la Polizia di Perugia e quella della Frontiera Aerea di Roma - Fiumicino,
è stato individuato ed assicurato alla giustizia, con tempestività ed in piena sicurezza, uno degli esponenti della fazione
"perugina"del sodalizio criminale, prevalentemente di origine maghrebina, stroncato e disarticolato dalla predetta operazione di Polizia
Giudiziaria. Ennesimo successo, per gli investigatori, portato a termine nonostante la oggettiva difficoltà determinata dalla fuga
all'estero del latitante, ma superata anche grazie agli strumenti giuridici e di polizia criminale predisposti dagli organismi di collegamento
internazionale giurisdizionale di polizia. Anche in questo caso, come spesso capita agli investigatori di Perugia, la meta dei soggetti di maggiore
interesse era un paese d'oltralpe ma, analogamente a vicende simili alle quali ormai sono abituati e per le quali si è consolidata una certa
"dimestichezza" nell'estendere anche oltre i confini nazionali l'attività operativa, è stato conseguito il risultato finale tanto
desiderato: il ricercato in questione, che inizialmente aveva trovato rifugio a Livorno, si era successivamente nascosto in Germania da dove,
precisamente da Monaco, aveva poi pensato di fare rientro in Italia ritenendo, erroneamente, che ormai si fossero calmate le acque. L'operazione
"SHOW MUST GO ON" traeva spunto da una capillare analisi dei dati emersi dalla quotidiana attività investigativa e di indagine della Sezione
Criminalità Diffusa della Squadra Mobile, volta a ricostruire nel dettaglio varie dinamiche relative al fenomeno del c.d. "spaccio di
piazza" su Perugia. All'esito dell'indagine, con l'operazione conclusiva, sono state emesse 36 misure di custodia cautelare a carico di altrettanti
soggetti, ai quali sono stati contestati i reati previsti e puniti dall'art. 73 e dall'art. 74 del D.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti):
associazione per delinquere finalizzata alla importazione, trasporto, raffinazione e commercio di stupefacente del tipo eroina e cocaina. Le misure
vennero eseguite a Perugia, Città di Castello (Pg), Spoleto (Pg), Arezzo, Anghiari (Ar), Badia Tedalda (Ar), Empoli (Fi), Como, Barcellona
Pozzo di Gotto (Me) e Roma. Nel corso dell'intera attività investigativa, complessivamente, erano stati sequestrati oltre 9,00 Kilogrammi di
droga tra "eroina" e "cocaina". M. M. A. detto "Kamel", nato in Tunisia nel 1986, in Italia senza fissa dimora e pluripregiudicato, alle ore 1025
dello scorso giovedì 8 gennaio 2015 è atterrato a Fiumicino, proveniente da Monaco di Baviera: dopo aver fatto perdere le sue tracce
in occasione dell'operazione "S.M.G.O.", con ogni probabilità, rientrava a Perugia o a Livorno, le sue precedenti "sedi operative", per
regolare alcuni conti oppure per reinserirsi nel "commercio" di eroina e cocaina. Kamel, all'interno del gruppo criminale disintegrato dalla
predetta operazione della Polizia, era uno dei più affidabili e scaltri spacciatori al dettaglio della compagine di Ponte San Giovanni.
Kamel, oltre all'attività di diffusione al dettaglio di eroina e cocaina a Perugia, era anche un importante punto di contatto tra il gruppo
perugino e quello di Livorno, dove aveva stretto consolidati rapporti di collaborazione per il rifornimento, sempre curato e studiato nei minimi
dettagli con la predisposizione di "staffette" e "vedette" con il compito di segnalare, all'occorrenza, eventuali anomalie e decidere repentini
mutamenti di programma al fine di vanificare l'intervento delle forze di polizia. All'esito delle formalità legate alla sua cattura a
Fiumicino, è stato accompagnato presso la Casa Circondariale di Civitavecchia, sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere.